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Bollettino ICR (prima serie)

La gestazione della rivista dell’Istituto Centrale del Restauro (ora Istituto Centrale per il Restauro) risale almeno all’ottobre 1949, quando il direttore Cesare Brandi progettò un bollettino bimestrale, per la cui pubblicazione e diffusione furono sondate varie possibilità.
La nascita del «Bollettino» fu accompagnata da una grande aspettativa e da un immediato successo, anche grazie a una sua capillare diffusione.
Il comitato di redazione era composto da figure appartenenti ai ruoli del personale tecnico-scientifico, rappresentativi delle professionalità allora presenti in Istituto: oltre al direttore - che copriva ovviamente anche le competenze dello storico dell’arte - entrambi gli archeologi in servizio - Michelangelo Cagiano De Azevedo e Licia Borrelli - un chimico, Salvatore Liberti, e un restauratore, Giovanni Urbani, e rispondeva a criteri di agilità. Per motivi non noti venne allargato, dall’annata 1953, a consulenti esterni di chiara fama. Non compariva invece un comitato scientifico, che la rivista non ebbe mai.
Quella che vede la luce nel 1950 è una rivista che rende conto dell’attività dell’Istituto (piuttosto che di quanto si produceva nel campo del restauro da parte degli organi periferici del Ministero), centrata sulla saldatura tra teoria e prassi che caratterizza il pensiero di Cesare Brandi.
Schiacciato dalle difficoltà economiche il «Bollettino» cessò le pubblicazioni con il numero del 1967 dopo che con la gestione Rotondi si era scelto di imboccare la strada dei numeri monografici.
Sarà solo con Michele Cordaro, la cui direzione si ricollegò sotto molti aspetti a quella del suo maestro Brandi, che il «Bollettino» verrà nuovamente progettato ed edito con mezzi e in un contesto culturale profondamente diverso. Dalla prima rivista l’attuale mutua il nome di «Bollettino» ma, come quella, non intende rispecchiare la totalità dell’attività dell’ICR, bensì proporsi, attraverso articoli teorici ed esemplificazioni metodologicamente significative di ricerche e restauri, come momento di incontro interdisciplinare per quanti operano nel campo della conservazione.