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Un ricordo del Professor Giovanni Carbonara

Data: 01/03/2023

Il 1° Febbraio,è venuto a mancare alla stima e all'affetto di tutta la vasta comunità impegnata nelle attività di studio,restauro e tutela del patrimonio culturale il prof.Giovanni Carbonara.Oggi,a distanza di un mese,desideriamo rinnovare il suo ricordo

Giovanni Carbonara ha costituito una presenza importante e costante nella vita di tutti coloro che negli ultimi quarant’anni si sono occupati, a vario titolo, di restauro; e certamente, in particolare, nella vita di tutti gli architetti restauratori.

Il suo esordio precoce nel mondo accademico lo mise nelle condizioni di formare intere generazioni di architetti restauratori della Scuola Romana, i quali, puntualmente, hanno continuato a rapportarsi a lui, chi con assiduità, chi in maniera più sporadica, nel corso della propria vita lavorativa, comunque questa si fosse evoluta, sia in ambito accademico, che in quello professionale, o nel settore della tutela.

Si poteva avere la rasserenante certezza di trovare in lui una persona capace sempre di ascoltare e di offrire, solo se richiesto, un consiglio, o comunque la possibilità di un confronto gentile e rispettoso.

Chi ha avuto la fortuna di formarsi alla Scuola Romana tra la fine degli anni 70 del secolo scorso, e i primissimi anni 2000, ha potuto vivere una stagione in cui, nonostante emergessero talvolta vivaci polemiche tra alcune delle figure di spicco con divergenze teorico-metodologiche apparentemente insormontabili, ha potuto verificare a distanza di anni di avere in realtà ricevuto una formazione governata da un’impostazione assai più unitaria e coerente di quanto gli stessi protagonisti dell’epoca non fossero forse consapevoli.

Di questa Scuola Romana il professor Carbonara è rimasto l’ineludibile punto di riferimento fino agli ultimi giorni della propria vita, e quindi ben oltre i limiti cronologici di una pensione vissuta peraltro nel pieno e continuo coinvolgimento personale nella società e nelle attività della comunità scientifica.

Nell’ambito del suo ricchissimo percorso accademico Gianni Carbonara ha ricoperto a lungo l’incarico di Direttore della Scuola di Specializzazione per lo Studio e il Restauro dei Monumenti (oggi Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio) e in quegli anni, a partire da una prima convenzione sottoscritta tra l’Università La Sapienza e l’allora Ministero per i beni e le attività culturali il 23 maggio del 2000, si avviò un’intensa stagione di scambi che prevedeva, e ancora oggi prevede, la partecipazione di funzionari del Ministero alle attività di docenza nell’ambito dei corsi della Scuola, riconoscendola come attività a carattere istituzionale, nell’intento di favorire il collegamento tra educazione e lavoro, tra formazione teorica ed esperienza di cantiere.

Con la convenzione, successivamente rinnovata e attualmente ancora in essere, si consolidò la consapevolezza dell’importanza di un’impostazione concretamente multidisciplinare dell’insegnamento ai fini della formazione dei professionisti della conservazione dei monumenti.

Questi scambi hanno visto quindi una forte partecipazione alle attività didattiche della Scuola di funzionari da parte di diversi istituti ministeriali come la Soprintendenza per i beni archeologici di Roma e l’Istituto Centrale per il Restauro; quest’ultimo aveva assicurato peraltro un contributo estremamente qualificato anche prima della sottoscrizione dell’accordo, con figure quali Paolo e Laura Mora, Marisa Laurenzi Tabasso, Giorgio Torraca, per non ricordarne che alcuni.

Nel ruolo di Direttore della Scuola Giovanni Carbonara ha sempre sottolineato quanto fosse reciprocamente proficuo un rapporto di scambio e di collaborazione continua tra strutture universitarie e istituti del Ministero e come una solida preparazione teorico metodologica dovesse essere il presupposto e nello stesso tempo affiancarsi all’esperienza diretta del cantiere. Convinzione che metteva personalmente in pratica, visitando costantemente sia i cantieri della Scuola di Specializzazione che i molteplici cantieri condotti dall’ICR, del cui Consiglio Scientifico fece parte per due successivi mandati dal 2010 al 2012 e dal 2013 al 2015.

Non è quindi un caso che il suo percorso nel mondo del restauro fosse iniziato con l’attività di architetto di Soprintendenza nel 1969, e che il suo passaggio al mondo accademico come professore incaricato nel 1975 e poi come professore ordinario nel 1980, non abbia mai interrotto il suo legame profondo con quello della tutela, in una piena consapevolezza che la propria profonda conoscenza storica, l’acutezza critica, la rigorosa impostazione teorica non dovessero essere destinate esclusivamente al mondo della formazione e della produzione accademica, ma dovesse anche fornire un valido supporto a chi aveva il compito istituzionale di portare tale conoscenza, metodo e corretta impostazione teorica all’interno dell’attività di tutela, che ha lo scopo di governare l’inevitabile, continuo, processo di trasformazione del reale, con modalità in grado di garantire la conservazione e la trasmissione al futuro di tutti quegli elementi fondamentali che costituiscono l’originalità, l’unicità e il valore del patrimonio culturale, in tutte le sue accezioni, storico artistiche e paesaggistiche.

Ed è in quest’ottica che va inquadrata la sua attività di componente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici ed anche quella di Presidente del Comitato tecnico-scientifico per i Beni Architettonici e Paesaggistici fino al 2018, nonché la sua partecipazione, su incarico dell’Amministrazione dei Beni Culturali (in tutte le sue molteplici e successive diverse denominazioni), a Commissioni, tavoli tecnici e gruppi di lavoro, nati via via per individuare i criteri fondanti con cui affrontare temi concreti di attualità, e di forte incidenza sulla società. In particolare il suo contributo è stato fondamentale nelle innumerevoli commissioni istituite per affrontare il tema della riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale.

Già nel 2003 ha fatto parte del Gruppo di Lavoro, istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, di concerto con il MiBACT, per l’elaborazione di un documento di base sull’applicazione della Normativa tecnica antisismica nel settore del patrimonio culturale1.

Ma la sua attività in questo settore è stata particolarmente intensa a seguito degli eventi sismici dell’Italia Centrale del 2016.

Ha infatti attivamente partecipato al Gruppo di lavoro per la formulazione delle Linee di indirizzo metodologiche e tecniche per la ricostruzione del patrimonio culturale danneggiato dal sisma del 24 agosto 2016, istituito nell’ambito dell’allora Direzione Generale Archeologia belle arti e paesaggio, con l’intento non solo di fornire dei criteri generali alle soprintendenze nello svolgimento della propria azione di tutela, ma anche di indirizzare ai decisori politici e ai tecnici coinvolti sia nelle pubbliche amministrazioni che nell’attività privata, un messaggio di orientamento culturale che potesse guidare le loro scelte in un momento di grande difficoltà determinato dal carattere di urgenza degli interventi e dalla grande estensione del territorio coinvolto2.

Le Linee di indirizzo elaborate dal gruppo di lavoro sono state largamente condivise anche sul web, oltre che trasmesse a tutti gli uffici di ricostruzione coinvolti, ma purtroppo, non avendo cogenza di carattere normativo, e appellandosi soprattutto ad un senso di responsabilità culturale nei confronti di quel patrimonio diffuso costituito dai nostri centri storici minori - anche indipendentemente dall’esistenza di specifici provvedimenti di tutela - non hanno potuto avere l’incidenza auspicata3.

Esse hanno avuto comunque il merito di individuare alcuni principi ritenuti fondamentali dall’intero gruppo di lavoro che li ha unanimemente condivisi, sebbene fosse costituito da soggetti di varia formazione e impostazione metodologica sotto alcuni aspetti alquanto eterogenea.

Possiamo riascoltare parte di questi principi fondamentali messi a fuoco e condivisi dall’intero gruppo di lavoro dalla viva voce di Gianni Carbonara nella registrazione - presente su YouTube - del Seminario “Prevenzione e riduzione del rischio sismico del patrimonio architettonico” organizzato dal Segretariato Generale del Ministero e tenutosi il 24 maggio 2018 nella Sala Spadolini al Collegio Romano4.

Nel suo intervento “Esigenze di prudenza e di metodo nella rimozione delle macerie in caso di eventi calamitosi”, ripercorre tali principi, inquadrandoli nella propria visione del restauro ed illustrandoli con esempi concreti ed efficaci.

Richiama infatti il valore del contesto e dell’ambiente storicizzato, considerato nel suo insieme, e non come una mera sommatoria dei soli elementi monumentali emergenti, ed evidenzia invece che, nell’ambito dei processi di ricostruzione, talvolta, tale principio generale che si riteneva fosse ormai definitivamente acquisito viene contraddetto nei fatti, portando come esempio il caso limite di Amatrice, senza risparmiare parole di aspra critica, a riprova che la sua consueta amabilità e gentilezza non gli impediva mai di manifestare, anche duramente, il proprio aperto dissenso per pratiche ritenute non compatibili con i principi fondamentali della conservazione.

Raccomanda il ricorso costante ad una metodologia corretta e rigorosa fin dalla fase emergenziale della rimozione delle macerie, presupposto ineludibile per poter poi procedere correttamente ai successivi interventi di ricollocazione e restauro, portando ad esempio la nota ricostruzione del duomo di Venzone e più recentemente l’attività controllata di rimozione delle macerie nella chiesa di San Salvatore in Campi presso Norcia, per la quale ricorda anche gli interventi del personale specializzato dell’ICR.

Ribadisce che nelle ricostruzioni, restauri, reintegrazioni è auspicabile, ove possibile, ricorrere all’utilizzo della muratura e alle tecniche e materiali della tradizione costruttiva locale.

Sottolinea l’importanza della permanenza dei tracciati e della conservazione degli spiccati murari, caldeggia la ricostruzione in situ, auspicando che le delocalizzazioni siano limitate ai soli casi assolutamente indispensabili per motivi di sicurezza e raccomandando che per i centri eventualmente abbandonati venga comunque curata una sistemazione a rudere, riconoscendone il valore di testimonianza storica e quello di paesaggio storicizzato.

Come esempio di una modalità da evitare, ricorda il caso di Chiavano, frazione del Comune di Cascia, in provincia di Perugia, distrutta da un terremoto nel 1979 e ricostruita a valle senza nessuna cura per l’antico borgo abbandonato e senza alcun disegno urbano per la nuova edificazione, con la conseguente perdita del senso del luogo, senza alcuna conoscenza dei metodi di studio sulla tipologia e la morfologia urbana secondo la lezione di Gianfranco Caniggia e di Saverio Muratori.

Richiama invece la necessità di affrontare il tema della ricostruzione affidandosi alla capacità di lettura storica delle preesistenze del sito, del suo genius loci, della sua topografia, con interventi che abbiano caratteri di coerenza formale, linguistica ma non imitativa, bensì reinterpretativa.

Tra gli esempi di un certo interesse richiama due casi non di ricostruzione ma di ampliamento: quello del centro amministrativo e di Congressi a Troyes in Francia di José Ignacio Linazasoro, che utilizza un linguaggio contemporaneo reinterpretativo in dialogo con quello del centro storico e ancora il caso di un’estensione del cosiddetto Borgo Romanico a Santa Cruz de la Seros (Huesca), progettata da un gruppo di architetti spagnoli peraltro in zona sismica che, attraverso un disegno che ragiona sull’esistente, mettono a punto un modo di intervenire non imitativo ma coerente con la preesistenza, utilizzando criteri antisismici pur attraverso l’uso della muratura di tipo tradizionale5.

Nel richiamare più volte l’intervento di Elisabetta Pallottino, tenutosi nel medesimo seminario del 24 maggio 2018, Carbonara evidenzia anche l’interesse del lavoro condotto da un gruppo di studenti sotto la guida di Daniela Esposito e Alessandro Viscogliosi, consistente in uno studio svolto dopo gli eventi sismici al fine di raccogliere ogni possibile informazione sulla configurazione di Amatrice, utilizzando tutte le fonti, tradizionali e non, ivi compreso Google Street, e fornendo una restituzione della realtà perduta, certo non come progetto di ricostruzione, ma come utilissima base di conoscenza.

L’attività di disseminazione dei principi fondamentali delle citate Linee di Indirizzo per la ricostruzione, è stata perseguita dal professor Carbonara con costanza e passione all’interno di tutte le molteplici commissioni interistituzionali via via istituite per affrontare le tematiche della ricostruzione dopo il sisma del 20166.

Partecipò infatti, quale Membro Uditore in rappresentanza del MiBACT, alle infinite riunioni del Comitato Tecnico Scientifico della struttura del Commissario per la ricostruzione sisma7, dove, designati dal Segretario Generale il 15 febbraio 2017, insieme con il prof. Claudio Modena e la sottoscritta, nonostante il ruolo di meri uditori cercammo di veicolare, non sempre con successo, alcuni criteri generali di carattere culturale condivisi nell’ambito del contemporaneo lavoro del gruppo istituito per l’elaborazione delle citate Linee di indirizzo8.

Fece parte del gruppo di lavoro interministeriale tra il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e il Consiglio Superiore dei Beni culturali e paesaggistici per la redazione di un Atto di indirizzo per la Commissione che sarà incaricata dell’aggiornamento delle “Linee guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale9.

Partecipò alla Commissione di indirizzo per l’intervento definitivo di recupero, restauro e ripristino, della Basilica di San Benedetto di Norcia danneggiata a seguito degli eventi sismici del 24 agosto 2016 e seguenti10.

Infine fu componente del Tavolo tecnico11 previsto dall’Ordinanza del Commissario Straordinario Ricostruzione Sisma 2016 n. 105 del 17.09.2020, finalizzato alla definizione di procedure adeguate alla realizzazione delle opere di restauro degli immobili di proprietà delle diocesi danneggiati dal sisma, nel cui ambito si generò un’atmosfera di fattiva e proficua collaborazione che portò alla redazione di importanti documenti quali:

  • gli allegati all’Ordinanza n. 116 del 6 maggio 2021 Riordino e razionalizzazione delle vigenti disposizioni in materia di riparazione, restauro, ripristino e ricostruzione degli immobili di interesse culturale e paesaggistico appartenenti a soggetti privati;
  • le Indicazioni operative per gli interventi di restauro e ricostruzione degli edifici di interesse culturale integrate da specifiche indicazioni per gli edifici di culto12.

In tutti questi gruppi è sempre stato riconosciuto da tutti il suo grande equilibrio, la capacità di ascolto di coloro che esprimevano posizioni anche molto distanti dalle sue e, proprio per queste sue doti, nella stesura dei documenti, era generalmente demandato a lui il compito di trovare - per i passaggi più controversi e dibattuti - una formulazione condivisibile da tutti.

Questa sua capacità di coniugare l’equilibrio e la gentilezza nell’esposizione e nel confronto, con il rispetto rigoroso dei principi fondanti della conservazione e del restauro, hanno reso Gianni Carbonara un alleato prezioso del Ministero della Cultura in moltissime azioni di tutela che hanno lasciato una traccia concreta e positiva nella realtà del nostro patrimonio culturale; e questo costituisce un suo lascito non meno importante della sua sterminata produzione scientifica e della sua fruttuosissima attività didattica.

Alessandra Marino
 

GIOVANNI CARBONARA E I CANTIERI DELL’ICR

Ringrazio l’arch. Alessandra Marino, Direttore dell’ICR, di avermi permesso di ricordare con lei il Prof. Giovanni Carbonara, scomparso un mese fa, che è stato un riferimento costante sia nella mia formazione universitaria che nell’attività professionale svolta presso il Ministero.

Una delle prime occasioni di incontro con il Prof. Carbonara in Istituto si colloca, a mia memoria, nella Biblioteca della sede storica dell’ICR a San Francesco di Paola. Lo ricordo docente dei corsi di Formazione e aggiornamento del personale tecnico scientifico del Ministero BB.CC.AA. che l’Istituto aveva organizzato dal 1993 al 1995. La sua fu una memorabile lezione a due voci con l’Ing. Antonino Gallo Curcio concepita come un dialogo fra un “restauratore” architetto, di formazione storica ed un “consolidatore” ingegnere di formazione tecnica chiamati a discutere su “Le metodologie d’intervento nel consolidamento strutturale: il dibattito attuale. Una lezione in cui si affermava con forza l’unicità del progetto di restauro contro le artificiose distinzioni fra “progetto di consolidamento” e “progetto di restauro”. Un’affermazione di cui negli anni ho sempre avuto modo di apprezzare l’importanza.

Fuori dal più distaccato ruolo di docente il rapporto con Giovanni Carbonara negli anni si è andato sempre più stringendo nelle frequentazioni dei cantieri dell’ICR dove il contatto diretto con i materiali costitutivi dell’architettura, con il loro degrado e con le tecniche di conservazione divenivano occasioni di confronto e arricchimento reciproco.

L’attenzione verso la conoscenza e la conservazione dei materiali esistenti ha particolarmente avvicinato il Prof. Carbonara ai restauratori dell’ICR a partire da Paolo e Laura Mora che con lui erano stati membri nel 1990 della prima «Commissione Nazionale per la Conservazione delle superfici dei monumenti architettonici e la loro salvaguardia nei rispettivi contesti urbani e ambientali», Commissione che lo vedrà poi Presidente dal 1997.

Tanti sono stati i cantieri di restauro in cui la sua autorevole e collaborativa presenza contribuiva, non di rado, a raggiungere soluzioni che fossero il risultato dei contributi specialistici delle diverse professionalità che interagivano all’interno del cantiere. Teoria e prassi operative trovavano così un percorso equilibrato verso il restauro.

Lo ricordo con Pio Baldi, Annamaria Pandolfi, Michele Cordaro e Giuseppina Fazio nelle diverse fasi del cantiere della Chiesa di S. Barbara dei Librari a Roma, primo banco di prova dei neoarrivati architetti dell’Istituto interni al “Servizio per gli interventi conservativi sui beni architettonici e ambientali” voluto anni prima dal Direttore Giovanni Urbani. Lo ricordo ancora con Giuseppe Basile nelle difficili scelte del cantiere della Basilica di San Francesco di Assisi dopo le distruzioni causate dal sisma del 1997.

Grande è sempre stato il suo particolare interesse verso le sperimentazioni condotte dall’Istituto per la conservazione dei materiali poveri dell’architettura come, ad esempio, gli intonaci esterni degradati delle facciate settecentesche della sede storica dell’ICR nel Convento dei Padri Minimi che ricorderà in suoi saggi come un caso esemplare di restauro.

La frequentazione dei cantieri dell’ICR veniva, non di rado, estesa agli studenti della Scuola di specializzazione accompagnati dal Prof. Carbonara che ha sempre generosamente cercato per loro occasioni di contatti diretti con le problematiche operative del cantiere. Con loro si aprivano così intense e appassionate discussioni di fronte ai problemi di restauro delle superfici lapidee della Torre di Pisa, dei monumenti ruderizzati della Fontana della Rometta di Villa D’Este a Tivoli, della Fontana dei fiumi a piazza Navona e di tanti altri cantieri.

Ai cantieri dell’ICR Giovanni Carbonara ha sempre rivolto particolare attenzione promuovendone e sostenendone la divulgazione come sarà per le ricerche sulle finiture del Complesso del Quirinale di cui Giovanni Carbonara, assiduo frequentatore del cantiere di studio, aveva apprezzato il rigore metodologico e le tecniche di realizzazione pur mantenendo un saldo distacco verso possibili orientamenti drasticamente ripropositivi.

Ancora la sua preziosa collaborazione ha accompagnato il complesso cantiere di studio per il restauro della Sala delle Cariatidi nel Palazzo Reale di Milano dove Giovanni Carbonara è stato figura di riferimento nel serrato confronto con i termini teoretici e di metodo nell’applicazione della teoria brandiana, voce autorevole del Convegno di presentazione del cantiere di progetto dell’Istituto nel 2007 e poi curatore con Michela Palazzo del volume del 2012 sulle ricerche e sul restauro.

La vicinanza o meglio la stretta condivisione di Giovanni Carbonara con temi e metodologie del restauro portati avanti dall’Istituto si può ben comprendere leggendo la recensione che Giovanni Carbonara ha dedicato sulle pagine del Bollettino d’arte al volume “Nettuno. La fontana, studio, progetto e restauro”, Bologna 2017 che illustra il restauro condotto dall’ICR. Un cantiere di cui si evidenziano e si condividono la forte interdisciplinarità, gli articolati studi preliminari, le tecniche d’intervento, l’attenzione alla divulgazione e alla manutenzione.

Ora che non c’è più potrebbe essere utile raccogliere le tante occasioni di confronto avute con lui, per rileggerne percorso ed esiti così da farne utili momenti di riflessione e di indirizzo dedicati a coloro che non potranno più avere il privilegio di un contatto diretto.

Gisella Capponi

 



 

 

NOTE AL TESTO DI ALESSANDRA MARINO

1) Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 20 marzo 2003, n. 3274.

2) Il gruppo di lavoro fu istituito con decreto n. 651 del 30 novembre 2016 e integrato con decreto n. 10 del 12 gennaio 2017 dall’allora Direttore Generale Archeologia belle arti e paesaggio, Caterina Bon Valsassina, che ne fu il Presidente. Oltre al Presidente era composto da venti componenti: il professor Giovanni Carbonara, i professori Francesco Doglioni, Claudio Modena, Stefano Musso, Elisabetta Pallottino, Mario Piana, Stefano Podestà, Anna Saetta, Uberto Siola, Eugenio Vassallo; i dirigenti del Ministero Carla Di Francesco e Ugo Soragni, Roberto Banchini, Gisella Capponi, Alessandra Marino, Gennaro Miccio, Laura Moro, nonché esperti di chiara fama quali Luciano Marchetti, Ruggero Martines e Paolo Rocchi. Le funzioni di segreteria tecnica erano affidate a Giuliana Ceriani Sebregondi, Alessandra Mele, Caterina Tantillo, funzionarie della Direzione Generale.

3) Il documento Linee di indirizzo metodologiche e tecniche per la ricostruzione del patrimonio culturale danneggiato dal sisma del 24 agosto 2016 è reperibile in rete, in moltissimi siti. Si riporta il link al sito del Ministero della Cultura: https://storico.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1513948075149_LINEE_DI_INDIRIZZO_PER_LA_RICOSTRUZIONE_POST_SISMA.pdf; e per i relativi allegati: https://storico.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1513948097291_ALLEGATO_1.pdf;

https://storico.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1513948131802_ALLEGATO_2.pdf

4) L’intervento del professor Carbonara è registrato dalle ore 3 e 26 minuti alle ore 3 e 54 minuti.

5) Il progetto è stato redatto da José Antonio Alfaro, Pablo de la Cal, Carlos Labarta, Gabriel Olivan.

6) Sono a conoscenza diretta della sua attività in tutte le commissioni istituite a seguito del sisma che ha colpito l’Italia centrale il 24 agosto del 2016, e di tutte le scosse successive, in quanto ero presente all’interno delle medesime commissioni in rappresentanza della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Nel corso delle moltissime riunioni ho potuto ascoltare personalmente le posizioni da lui sostenute a difesa dei principi di conservazione e tutela del patrimonio.

7) Commissione istituita ai sensi dell’Ordinanza del Commissario n. 11 del 9 gennaio 2017.

8) Da questo lavoro scaturirono i documenti tecnici di complessa elaborazione, utilizzati dal Commissario quali allegati di alcune importanti Ordinanze commissariali:

  • n. 25 del 23 maggio 2017 Criteri per la perimetrazione di centri e nuclei di particolare interesse che risultano maggiormente colpiti dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 luglio 2016
  • n. 39 del 8 settembre 2017 Principi di indirizzo per la pianificazione attuativa connessa agli interventi di ricostruzione nei centri storici e nuclei urbani maggiormente colpiti dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 luglio 2016
  • Ordinanza n. 44 del 15 dicembre 2017, Criteri di indirizzo per la progettazione e la realizzazione degli interventi di riparazione e di rafforzamento locale degli edifici che in conseguenza degli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016, hanno subito danni lievi.

9) Il gruppo di lavoro fu istituito con provvedimento del Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici n. 10488 del 11 dicembre 2017, previa intesa e designazione da parte dell’allora Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. I membri designati dall’allora Ministero, tra i docenti universitari e i propri dirigenti: Giovanni Carbonara, Claudio Modena, Elisabetta Pallottino, Francesco Doglioni e la sottoscritta. La Commissione si è insediata in data 20 dicembre 2017 e ha concluso i lavori con la condivisione di un documento denominato Atto di indirizzo finalizzato all'aggiornamento delle Linee guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale che è stato trasmesso al Ministro dei Beni e delle Attività culturali e al Ministro dei Lavori Pubblici con una nota sottoscritta dai Presidenti dei rispettivi Consigli Superiori (prot. Consiglio Superiore MiBACT n. 3274 del 19 marzo 2018), che tuttavia non ha poi avuto successivi esiti.

10) La commissione fu istituita con DM rep. N. 209 del 19 aprile 2018.

11) A questo tavolo parteciparono, per la parte MiBACT, la dott.ssa Marica Mercalli, l’ing. Paolo Iannelli, l’arch. Alessandra Vittorini, il professor Giovanni Carbonara, il prof. Claudio Modena e la sottoscritta.

12) Il documento è reperibile in rete quale allegato al Decreto del Commissario Straordinario n. 456 del 13 ottobre 2022.

 

NOTE AL TESTO DI GISELLA CAPPONI

1) Per approfondimenti sul percorso svolto con Giovanni Carbonara e l’ICR sulla conservazione delle superfici dell’architettura si rimanda al contributo di Gisella Capponi e Annamaria Pandolfi, “La conservazione delle superfici dell’architettura, momenti di un percorso comune” in Realtà dell’architettura fra materia e immagine. Per Giovanni Carbonara: studi e ricerche a cura di Daniela Esposito, Valeria Montanari, Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura Numero speciale 2019, contributo “La conservazione delle superfici dell’architettura, momenti di un percorso comune” Realtà dell’architettura fra materia e immagine. Per Giovanni Carbonara: studi e ricerche a cura di Daniela Esposito, Valeria Montanari, Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura Numero speciale 2019, Vol.I, pp.63-68.

I cantieri illustrati nelle foto sono cantieri didattici della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio.

 

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