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A volte riaffiorano. Due giornate dedicate ai relitti navali antichi

Data: 15/02/2018

Archeologi, curatori di museo e restauratori a convegno per parlare dei ritrovamenti e dei progetti conservativi sulle imbarcazioni lignee dell'antichità scoperte in Italia e in Europa

Dal relitto al museo: studio, conservazione, restauro e esposizione di navi antiche in Italia e in Europa è il titolo del convegno che l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, l’École française de Rome e il Centre Camille Jullian d’Aix-en-Provence dedicano alle imbarcazioni lignee “sopravvissute” fortuitamente alla distruzione del tempo e altrettanto fortuitamente scoperte, spesso durante le indagini archeologiche preventiva. Appuntamento il 7 marzo nella sede dell’istituto francese in piazza Navona e il giorno 8 nella Sala Clementina dell’ISCR.

Gli scafi in legno delle imbarcazioni sono delle strutture più o meno complesse spesso composte da migliaia di pezzi assemblati secondo principi e metodi di costruzione diversi che gli archeologi specialisti in architettura navale documentano, analizzano e interpretano a partire dagli scarsi resti offerti dai relitti. Queste imbarcazioni, di varie forme e dimensioni, sempre adattate a funzioni e luoghi geografici specifici, sono certamente delle testimonianze eccezionali sul livello tecnologico della società che le ha costruite. Questi beni archeologici, di grande importanza storico-culturale, possiedono allo stesso tempo un grande potere evocativo, come dimostra l’interesse dei media e l’attenzione del pubblico ad ogni nuova scoperta.

Il gran numero di operazioni di archeologia preventiva o programmata in ambiente terrestre umido dove un tempo si trovavano antichi bacini portuali o antichi bracci fluviali, a partire dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso, ha portato ad un incremento delle scoperte di relitti navali. Tenuto conto del contesto della scoperta, si tratta in genere di resti di imbarcazioni abbandonate e dunque prive del carico. Queste imbarcazioni corrispondono spesso a tipologie sconosciute o poco documentate dall’archeologia subacquea, legate a tradizioni costruttive regionali o in relazione con delle funzioni particolari come i servizi portuali o la pesca.

La scoperta di tutti questi relitti in legno, un materiale estremamente deteriorabile che si conserva solo in condizioni particolari, soprattutto nel caso di affondamento in ambiente umido anaerobico, ha comportato la messa in atto di metodi di scavo e di studio adattati ad ogni condizione di intervento e alle limitazioni imposte dai finanziamenti e dai programmi di lavoro. Da ciò, delle scelte importanti e gravide di conseguenze si sono imposte agli archeologi, soprattutto nel caso in cui la conservazione in situ dei resti non è praticabile.

Parallelamente, le esperienze di conservazione del legno saturo d’acqua si sono moltiplicate in Europa con la creazione di laboratori specializzati, la messa a punto di procedure idonee e la costruzione di strumentazioni sempre più performanti. Sebbene il glicole di polietilene (PEG) rappresenti sempre la resina più utilizzata nei trattamenti conservativi, spesso associata alla liofilizzazione (particolare metodo di essiccazione), altre sostanze sono state impiegate (per esempio la melamina) e il dibattito sui diversi tipi di trattamento e la loro applicazione resta aperto nell’ambiente dei restauratori. Di recente, il problema dell’acidificazione del legno archeologico - dovuto alla reazione dei metalli, in particolare del ferro, con il PEG che provoca la formazione di solfuri e l’attivazione di gravi fenomeni di degrado irreversibile - è oggetto di ricerche approfondite. La necessità di monitorare lo stato di conservazione dei relitti esposti nei musei ha portato allo stesso modo alla creazione di reti di scambio internazionale.

Questo workshop internazionale, organizzato dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, dall’École française de Rome e dal Centre Camille Jullian d’Aix-en-Provence, permetterà di far incontrare specialisti (archeologi, conservatori di museo, restauratori) italiani e esteri al fine di discutere i problemi relativi allo studio, alla conservazione, al restauro e all’esposizione dei resti in legno delle imbarcazioni antiche.

Indirizzi
École française de Rome, piazza Navona 62, 00186 Roma
Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, via di San Michele, 25 00153 Roma

Visita anche il sito dell’École française de Rome

http://www.efrome.it/

http://www.efrome.it/la-recherche/agenda-et-manifestations/actualite/dal-relitto-al-museo-studio-conservazione-restauro-e-esposizione-di-navi-antiche-in-italia-e-in-e-1.html

Nelle foto: Napoli, piazza Municipio, tre relitti di epoca romana scoperti nel 2004 (foto G. Avallone, cortesia della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del comune di Napoli)