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Una nuova sistemazione per le vetrate di Assisi

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Data: 05/07/2019

Si è conclusa la sistemazione definitiva della collezione di vetrate storiche del Sacro Convento di Assisi. Dopo la realizzazione delle armadiature ad hoc del nuovo deposito, le vetrate sono state ricollocate nelle apposite cassettiere e rastrelliere

Lo scorso 28 giugno si sono concluse le fasi operative, condotte da Roberta Bollati, Elisabeth Huber, Isabella Monteforte con il supporto di Flavio Garzia e Alessandro Pierangeli dell’ISCR e la collaborazione del Restauratore capo Sergio Fusetti del Sacro Convento di San Francesco di Assisi, finalizzate alla sistemazione definitiva delle vetrate storiche di Assisi. Queste erano da tempo in un deposito non accessibile nel Sacro Convento e negli anni sono state in parte restaurate da Bollati e Huber del Laboratorio Ceramiche, vetri e smalti, sotto la direzione dei lavori di Daila Radeglia e Francesca Valentini.

Il nuovo sistema di armadiature, risultato di un finanziamento triennale MiBAC, RUP Bruno Mazzone, ha permesso di alloggiare all’interno di sei armadi speciali realizzati dalla ditta DACA Tre Elle, su progetto ISCR, più di cento reperti storici collocati in modo da essere fruibili direttamente su rastrelliere e cassetti retroilluminati. L’ambiente ad essi dedicato, messo a disposizione dal Padre Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento è adiacente alla Basilica superiore di San Francesco, potrà ora aggiungersi al già ricco patrimonio fruibile del sito.

Il complesso monumentale di San Francesco ad Assisi conserva un prezioso patrimonio di vetrate istoriate. San Francesco è la prima basilica italiana ad essere stata dotata di vetrate che costituiscono parte integrante del discorso figurativo simbolico creato dall’architettura e dalla pittura narrativa. Oltre ad avere tutte le finestre delle due basiliche dotate del loro corredo vetrario, possiede un gran numero di pannelli più o meno completi conservati in deposito. La realizzazione delle vetrate istoriate ebbe inizio a partire dal presbiterio della basilica superiore poco dopo la metà del XIII secolo e si protrasse fino al primo quarto del secolo successivo con le vetrate delle cappelle della basilica inferiore. Le prime fasi decorative vedono l’intervento diretto di maestri oltramontani ai quali gradualmente si affiancano e subentrano maestri italiani, ormai padroni di questa tecnica che nel Trecento raggiunge vertici di raffinatezza ed espressività in grado di sostenere il confronto con la pittura coeva.

La cospicua quantità di vetrate non installate ma conservate in museo o in deposito si deve al succedersi dei restauri subiti dal complesso decorativo e al variare nel tempo del concetto di restauro, che ha fatto sì che più volte gli interventi integrativi del passato, giudicati incompatibili, fossero sostituiti da altri considerati più rispettosi

L’ICR si è proposto a partire dalla metà degli anni ’80 del Novecento di affrontare il restauro delle vetrate con il metodo critico e scientifico basato sulla Teoria del restauro di Brandi; la scelta è stata di prendere in considerazione in primo luogo una vetrata non posta in opera, in modo da affrontare preventivamente i problemi teorici e le modalità di intervento, che sarebbero poi stati trasposti sulle vetrate in situ. 

Dopo avere messo i primi punti fermi sulle metodologie (a partire della Madonna Assunta opera di grande raffinatezza esecutiva, tanto da essere attribuita a Simone Martini) il lavoro è continuato sviluppandosi su due fronti: da una parte il lavoro sulle vetrate in situ, dall’altra la ricognizione   avviata nel 1991, di tutte le vetrate, intere o frammentarie, conservate nei due magazzini.

Mentre era alo studio una più razionale collocazione dei pannelli in un deposito visitabile, il terremoto del 1997 ha interrotto la progettazione delle soluzioni prospettate e vi è stato un nuovo allestimento di tutti i pannelli sufficientemente conservati, compresi quelli restaurati a cura dell’ICR, in un ambiente conventuale, la Sala Papale, a cura dello studio Croci.

L’occasione per riprendere il discorso è stato il restauro su un pannello non esposto, con la figura di un santo vescovo, oggetto di tesi di una borsista francese che ha lavorato nei nostri laboratori sotto la supervisione di Roberta Bollati. Il lavoro è stato occasione di scambio di esperienze tra due scuole con diverse impostazioni, e ha consentito di sperimentare nuove modalità di pulitura e di ricomposizione di tessere fratturate.

In concomitanza con questo lavoro si è potuto verificare che le opere rimaste in magazzino versavano in condizioni quasi altrettanto cattive di 20 anni prima pertanto in accordo con il Sacro Convento si è provveduto ad effettuare una revisione dello stato di conservazione dei pannelli a partire dall’elenco e dalla schedatura del 1991, dopo il trasferimento di tutte le vetrate in uno spazio idoneo. Così nel giugno del 2011 sono state redatte per ciascun pannello schede sintetiche con i dati essenziali e le raccomandazioni relative alle modalità di stoccaggio e di esposizione/consultazione, in modo da agevolare la progettazione e la realizzazione di scaffali e cassettiere idonei.

A partire dal 2016 un gruppo di lavoro ha definito misure e caratteristiche del mobilio la cui realizzazione è stata affidata alla ditta DACA Tre Elle. Il progetto ha visto il suo completamento nel giugno 2019 con la collocazione delle vetrate nelle nuove armadiature.

Vedi anche su questo sito la scheda dedicata restauro delle vetrate della Cappella della Maddalena, Assisi

Nella foto grande in alto: la vetrata che raffigura San Pietro, il cui volto è una sostituzione ottocentesca di Giovanni Bertini, ora collocata in una delle rastrelliere verticali
nella foto accanto al testo: un’immagine d’insieme delle armadiature che mette in evidenza la retroilluminazione prevista sia per le griglie verticali che per i cassetti orizzontali
in homepage: tecnici dell’ISCR durante la collocazione di una vetrata nella cassettiera.