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Elmi in ferro dal Museo Stibbert di Firenze

La decennale collaborazione istituita tra l’ISCR e il Museo Stibbert di Firenze ha visto negli anni tra il 2004 e il 2014 un’attività distinta tra cantieri didattici (2004-2009), di studio (2008-2010) e progetti di conservazione preventiva (2013). Nello spirito di questo ormai consolidato rapporto si inserisce il nostro cantiere didattico di restauro dei manufatti in lega di ferro svolto, a settembre del 2015, dagli allievi del III° anno (PFP4 - 63° corso), coordinati dai loro docenti restauratori e coadiuvati da un gruppo di  lavoro che copre i diversi ambiti di studio.

Data la necessità di un intervento su oggetti che rispondessero agli obiettivi dell’anno di formazione in corso, ci si è orientati su alcuni interessanti manufatti che appartengono alla collezione Islamica del Museo. Questa è parte della famosa raccolta di armi e costumi provenienti da tutto il mondo ed è stata per il collezionista anglo-fiorentino Frederik Stibbert l’impegno e la passione di una vita. Di impianto etnografico, si connota e si distingue da molte altre al mondo per un allestimento scenografico ed evocativo di cui la Sala della Cavalcata Islamica è un esempio.

Il restauro è stato svolto proprio su cinque elmi presenti in questa sala che a breve subirà un intervento di ristrutturazione e che Stibbert fece realizzare appositamente, fra il 1887 e il 1888, dedicando a questa sua importante collezione un ambiente che riprendesse gli ornati delle sale del palazzo dell’Alhambra, dove il gentiluomo fiorentino si era recato in occasione di un suo soggiorno a Granada nell’agosto del 1861.  

 

Tecniche di esecuzione

Dei cinque elmi, tutti datati tra il XVIII e il XIX secolo, tre sono di area iranica mentre gli altri due afferiscono a un ambito indo-musulmano. Nell’elenco che segue se ne riporta una breve descrizione: n. inv. 5560, Elmo (Khola-khud), Persia (odierno Iran), seconda metà circa del XVI secolo: acciaio, argento, lega di rame, stoffa; n. inv. 5699, Elmo (Khola-khud), Persia (odierno Iran), seconda metà circa  del XVIII secolo: acciaio, lega di rame; n. inv. 5701, Elmo (Khola-khud), Persia (odierno Iran), fine XVIII secolo: acciaio brunito, ottone; n. inv. 5748,  Elmo (Top), India, fine XVIII secolo: acciaio, oro; n. inv. 5753, Elmo (Top), India, fine XVIII secolo-inizio XIX: acciaio, oro, turchesi, vetro.

Gli elmi sono in acciaio e acciaio brunito, decorati con agemine o damaschinature in oro, argento e lega di rame  che descrivono sulla superficie della calotta motivi koftgari, e si rivelano estremamente interessanti sia per lo studio diretto delle tecniche esecutive sia per l’analisi delle tecniche decorative. Rilevante è stato riscontrare il trattamento di coloritura, delle aree incise a morsura, con una sostanza di colore nero piuttosto decoesa, ma che è stata consolidata durante il restauro.  

Tutti hanno un camaglio (a protezione della nuca e delle spalle), che differisce per forma, decorazione e modalità di esecuzione ma realizzato sempre con una maglia composta da anelli di acciaio di diversa fattura. Una parte dello studio è dedicata alla realizzazione di porzioni di maglia per meglio comprendere la tecnica di esecuzione.

Solo l’elmo n. inv. 5560, il più antico dei cinque, presenta una calotta di stoffa all’interno del coppo inserita a protezione della testa.

 

Stato di conservazione

Tutti gli elmi erano collocati a parete, ancorati al muro attraverso dei ganci a L su cui poggiavano direttamente.
Nonostante il compatto e spesso deposito costituito da polvere mista a sostanze grasse impiegate per la loro protezione, era evidente che gli elmi fossero decorati con l’inserimento di altri metalli e pietre semidure o in vetro, a imitazione di altre più preziose decorazioni.
A volte si nota un’estesa ossidazione dell’acciaio che interessa in modo quasi uniforme tutta la calotta nella sua superficie esterna, tanto da compromettere la lettura della decorazione in agemina. Altre volte, invece, la corrosione delle superfici esterne della calotta si presenta in zone circoscritte, diffuse su tutta la superficie anche se più intense nelle zone in corrispondenza dei fori a cui si agganciano gli anelli di vincolo. Sulle superfici interne lo strato compatto di corrosione nasconde spesso una situazione conservativa più critica.

Non sono documentati interventi precedenti effettuati sugli elmi ma sembra possibile ipotizzare che nel tempo, soprattutto le protezioni in maglia di ferro, abbiano subito varie manomissioni o manipolazioni testimoniate dalle molte mancanze riscontrate tra gli anelli e dai cambiamenti di modulo riscontrate nell’aggancio tra la prima fila del camaglio e quella che lo vincola al bordo forato della calotta in acciaio. Trattandosi comunque di oggetti storici, sottoposti a una manutenzione abbastanza costante nel tempo, nel complesso riscontriamo che gli elmi presi in esame sono in buono stato di conservazione.

 

Intervento di conservazione

Dei cinque elmi su cui è stato condotto lo studio e il restauro, quattro (nn. inv. 5560, 5699, 5701 e 5748) fanno parte di una panoplia composta anche da altri elementi di armatura, su cui si è deciso di non intervenire, mentre un quinto elmo (n. inv. 5753) era tra quelli collocati a parete e presenti nella stessa sala.

La documentazione prodotta (fotografica, grafica e testuale) rappresenta le singole fasi di intervento, a iniziare dalle annotazioni riguardanti lo stato di conservazione. Queste, insieme ai particolari salienti delle tecniche esecutive, sono state ulteriormente documentate grazie alle riprese eseguite con il microscopio digitale Dino-lite.

Dopo la realizzazione di adeguati supporti per la manipolazione degli elmi e per garantire una maggiore sicurezza in fase di restauro, una delle prime operazioni è stata quella rivolta al ripristino degli anelli che garantivano il vincolo dell’intero camaglio alla calotta, laddove mancanti o mal posizionati. La pulitura ha previsto un iniziale degrassaggio delle superfici, cui sono seguiti trattamenti chimici e meccanici, eseguiti in maniera alternata o congiunta, sempre scelti dopo aver eseguito tasselli di prova per la selezione dei migliori sistemi solventi o misti.

Il risarcimento delle mancanze presenti nelle protezioni in maglia è stato eseguito inserendo nuovi anelli ritoccati cromaticamente con pigmenti a vernice. Dopo le operazioni di pulitura e l’intervento di ripristino è stato utilizzato un inibitore di corrosione, a base di acido tannico in soluzione, seguito dalla stesura di un protettivo finale.

Poiché gli elmi nella sala espositiva sono sostenuti da ganci in ferro ad L, sono stati progettati e realizzati dei supporti in plexiglass che si vincolano meccanicamente al sostegno murale. Si ottiene così una maggiore stabilità del bene e soprattutto si garantisce una migliore salvaguardia del manufatto impedendo al sostegno di ferro il diretto contatto con la superficie interna della calotta. Questo in particolar modo era assolutamente indispensabile per l’elmo n. inv. 5560 la cui calotta interna presentava danni causati proprio dalla condizione impropria di sospensione: il restauro del tessuto e la presenza di un cuscinetto interno, inserito tra calotta ed elmo, aiutano a garantire un’ulteriore protezione.

 

Il cantiere didattico è stato condotto d’intesa con il Museo Stibbert di Firenze nelle persone di Enrico Colle, Direttore del Museo, di Simona Di Marco, Vice Direttore, e di Francesco Civita, Curatore Sezioni Giappone e Islam.

 

Gruppo di lavoro ISCR

RUP: Francesca Capanna
Direttore lavori: Daila Radeglia
Direttore operativo e Docente restauratore: Vilma Basilissi
Docente restauratore:  Laura Rivaroli  (collaboratore esterno)
Indagini scientifiche: Giuseppe Guida
Documentazione fotografica: Edoardo Loliva
Documentazione grafica: Mara Bucci

L'intervento di restauro sugli elementi tessile è stato eseguito da Manuela Zarbà

Gli allievi del terzo anno del Percorso Formativo Professionalizzante (PFP) 4 Materiali e manufatti ceramici, vitrei, organici. Materiali e manufatti in metallo e leghe:

Fiamma Di Giamberardino, Silvia Mossuto, Martina Patriarca, Giacomo Perna, Giulia Toppan

Visita il sito del Museo Stibbert di Firenze

Nella foto grande in alto: gli allievi al lavoro nella sala messa a disposizione all’interno del Museo Fondazione Stibbert
Nella foto accanto al testo: particolare dell’elmo (Khola-khud) n.inv. 5699, tassello di pulitura per la rimozione degli oli invecchiati e dei depositi coerenti