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Il monumento funebre di Berardo D'Aquino nella chiesa di Santa Maria della Strada, Matrice

analisi storico-critica

La tomba ripropone il modello di memoria sepolcrale che si affermò nell'Italia centrale intorno al 1270 il cui riferimento più noto è rappresentato dal monumento al cardinal De Brey (1282 circa) opera di Arnolfo di Cambio ad Orvieto. Questa tipologia incontrò rapida fortuna anche nel regno meridionale dove venne adottata dapprima per le tombe della famiglia reale degli Angiò, realizzate dagli scultori toscani Tino di Camaino e Giovanni e Pacio Bertini, e poi per quelle degli esponenti della nobiltà feudale. La tomba di Santa Maria della Strada si deve probabilmente ad una bottega napoletana stilisticamente collegata proprio ai fratelli Bertini.

Il monumento funebre è concepito in due parti. Quella inferiore è composta dal sarcofago poggiato su quattro colonnine e sovrastato dalla statua del defunto tra due angeli reggi tenda. La parte superiore presenta un timpano archiacuto decorato con ghimberle e pinnacoli con al centro due sculture raffiguranti un angelo che trafigge il drago (forse  l’arcangelo Michele e il diavolo) e un’aquila che sostiene un libro su cui si legge "Giovanni raggiunge i cieli volando come un’aquila". Nel timpano l’Agnus Dei, emblema del Cristo risorto.

La  più seria ed accreditata notizia riguardo al defunto si deve a Evelyn Jamison, autrice nel 1938 di un fondamentale saggio su Santa Maria della Strada. La studiosa inglese ha riconosciuto l'emblema della famiglia d'Aquino nei due scudi araldici scolpiti sul sarcofago ai lati del Cristo benedicente ed ha indicato il monumento come tomba di Berardo d'Aquino, conte di Loreto, morto nel 1345.