• home
  • Restauri - Restauri in corso

Tibiae, Museo degli Strumenti Musicali, Roma

indagini scientifiche

Prima di intervenire direttamente sul manufatto, sono state condotte delle analisi scientifiche al fine di scoprire più dati possibili su storia, materiali, tecniche esecutive e funzionalità degli strumenti in questione.
Le indagini radiografiche, condotte dal Dott. Sergio di Pilato, hanno permesso una più facile lettura dello strumento. Sono state scattate radiografie di due intensità, cercando di mettere in evidenza, in una, i dati inerenti all’osso, nell’altra, i dati riguardanti le lamine di bronzo. Nella prima esposizione si sono rilevati elementi all’interno del bocchino oltre che alcuni giunti della canna in osso. Nella seconda esposizione è stato possibile mettere in luce lo stato di conservazione del bronzo, i giunti dei diversi elementi tra di loro e la distribuzione dei fori nelle lamine metalliche, che non sono tutti visibili ad occhio nudo.
Tramite l’endoscopia dell’interno delle canne è stato possibile verificare la lunghezza dei moduli in osso coperti dalla lamina bronzea e, quindi non visibili sulla superficie esterna.
I prodotti di corrosione della superficie del bronzo e il terriccio da scavo che si conservava all’interno delle tibiae sono stati indagati con la diffrattometria di raggi X: la patina di corrosione è composta prevalentemente da atacamite (Cu2(OH)3Cl), cuprite (Cu2O) e malachite (Cu2CO3 (OH)2), mentre il terriccio da scavo prelevato risulta essere terreno di natura vulcanica, in particolare per la presenza di analcime, sanidino e pirosseno augitico, indicando quindi che la provenienza del nostro reperto potrebbe essere analoga a quella delle tibiae conservate a Napoli.
Sono state eseguite misure di fluorescenza X  al fine di identificare gli elementi presenti nella lega bronzea delle lamine, che è risultata essere una lega romana adatta alla fusione con la seguente composizione: Cu 86,6%;  Sn 10,7%;  Pb 2,4%;  Fe 0,4%. E stata indagata anche la lega del filo metallico usato per l’ancia (Cu  96,6%;  Sn 0,4%;  Pb 4,7%;  Fe 0,5%;  Ag 0,6%), che risulta essere un metallo più duttile, adatto alla lavorazione meccanica. E’ stata inoltre analizzata la lega del metallo bianco nei punti ove le probabili “chiavi” sono cadute: si tratta di resti di una brasatura dolce a base di stagno e piombo.
Tramite l’analisi morfologica è stato possibile identificare il materiale costitutivo delle canne, che presenta la tipica struttura dell’osso.

Le analisi della lega sono state eseguite in collaborazione con Domenico Artioli.