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Angelo in maiolica, Museo dell'Opera del Duomo di Orvieto

analisi storico-critica

Il frammento di rilievo è la parte destra di una lunetta, come si intuisce dalla forma.
Realizzato in terracotta ricoperta da smalti policromi, raffigura un angelo genuflesso che reca nella mano destra un lungo stelo di giglio con sei fiori, mentre tiene la mano sinistra sul petto in atteggiamento di adorazione.  La figura si staglia contro lo sfondo azzurro della scena, che del resto è composta da pochi colori: il giallo-dorato dell’aureola,  il bianco candido dell’ incarnato e delle ali, il vestito celeste con un manto verde chiaro dai risvolti viola. Poco si conserva di uno smalto giallo che riveste ancora un lembo della veste sulla gamba sinistra. In origine la figura era ulteriormente impreziosita da delle dorature applicate a freddo, ora andate quasi completamente perdute.
Quel che resta attualmente della lunetta sono dieci pannelli ceramici di dimensioni diverse accostati tra di loro, che al momento dell’ arrivo in ISCR erano fermati con l’ausilio di malta su un supporto in marmo.
L’angelo,  databile intorno alla fine del XV secolo, probabilmente faceva parte di una “annunciazione”. Il rilievo è stato in passato attribuito alla scuola robbiana, ma attualmente si propende più per l’attribuzione a Benedetto Buglioni (Firenze 1459 – Firenze 1521). Questo si forma nella bottega di Andrea Della Robbia che lo istruisce sulle varie tecniche di smaltatura della terracotta. Negli anni 1480 Buglioni apre la propria bottega a Firenze. Lavorerà successivamente con suo fratello Francesco e poi con il nipote Santi. Tra il 1494 e il 1496 lavora a Santa Cristina in Bolsena, nelle vicinanze di Orvieto.