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Angelo in maiolica, Museo dell'Opera del Duomo di Orvieto

tecniche di esecuzione

Tecnicamente il manufatto risulta foggiato con una argilla ad alto contenuto di calcite senza aggiunta di smagranti come p. e. sabbia; la ceramica si presenta della tipica colorazione chiara, leggermente rosata delle terrecotte robbiane. Si tratta di un argilla altamente adatta allo scopo, in quanto assai tenace e solida, e con un’ottima aderenza agli smalti sovrapposti.
La modellazione è avvenuta premendo a mano libera l’argilla su delle tavole che servivano da supporto, di cui sono ancora ben leggibili le impronte sul retro del rilievo. Gli spessori successivi di argilla sono stati aggiunti mano a mano e le parti più sporgenti sono stati poi svuotate dal retro con aiuto di strumenti, quali “mirette”, quando l’argilla era parzialmente essiccata. La tecnica di esecuzione sembrerebbe quindi essere quella della modellazione diretta, senza l’utilizzo di matrici.  Quest’ipotesi  è confermata dalle già nominate impronte del tavolato ligneo e dallo spessore disomogeneo dell’ argilla. Nel caso dell’ utilizzo di stampi lo spessore dell’argilla di solito risulta molto più regolare.
Successivamente, allo stato di “durezza cuoio”dell’argilla, deve essere avvenuto il taglio del rilievo in sezioni più piccole. Quest’ operazione faceva sì che la cottura del manufatto potesse avvenire in una  fornace dalle dimensioni normali (senza cioè doverne costruire una apposita) e che le operazioni di trasporto dell’opera fossero molto più semplici.
Terminata la modellazione, lo svuotamento e il sezionamento, le parti del rilievo sono state fatte essiccare completamente, per sottoporle poi a cottura in condizioni ossidanti. Dopo questa prima cottura, sul biscotto sono stati stesi degli smalti stanniferi a pennello, e i pannelli così decorati sono stati sottoposti a una seconda cottura.
Solamente a freddo sono state applicate delle dorature per impreziosire ulteriormente il rilievo: ne rimangono tracce sul nastro bianco che attraversa il petto dell’angelo e sulle ali, mentre sul colletto del vestito si conservano ancora tracce della preparazione per la doratura, ormai quasi del tutto perduta.
Infine, il rilievo in terracotta e stato montato nel contesto architettonico cui era destinato, assemblando le sezioni con della malta.