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Angelo in maiolica, Museo dell'Opera del Duomo di Orvieto

intervento di restauro

I pannelli maiolicati sono stati rimossi dal supporto marmoreo con l’aiuto di strumenti quali scalpellini e piccoli martelli. La pulitura delle superfici è stata condotta a bisturi, e solo localmente con mezzi chimici.
Verificato che i pannelli non erano complanari tra di loro, si è reso necessario, per permettere tutte le operazioni di restauro successive, creare dei rialzi provvisori in maniera da portare allo stesso livello le sezioni ceramiche: a questo scopo, sul retro dei pannelli è stata incollata della carta giapponese non acida con una resina acrilica. Sulla carta sono stati poi costruiti dei “piedini” in stucco epossidico. Questi alzano il rilievo in alcuni punti strategici, rendendo i pannelli complanari.
Le integrazioni formali delle lacune sono state modellate in un primo momento in argilla. Delle forme così realizzate sono stati eseguiti dei calchi in silicone plasmabile, poi colmati con del gesso dentistico pigmentato, in seguito lavorato meccanicamente e lisciato con della carta abrasiva. Si sono così ottenute delle integrazioni del tono del biscotto ceramico.
Si è deciso di integrare anche cromaticamente le superfici di restauro, al fine di non interrompere la lettura dell’insieme: a questo scopo è stata adottata la tecnica del “puntinato”: su una base campita di azzurro sono stati stesi tanti puntini di colori anche contrastanti tra di loro, che visivamente si ricompongono al tono della superficie originale.
Inoltre, alcuni dei gigli che mancavano sono stati ricostruiti plasticamente, dopo aver preso l’impronta su dei gigli originali.

Il supporto

Al termine di questa fase si è provveduto al montaggio dei singoli elementi in terracotta su un supporto. Si è cercato di mettere a punto un sistema che evitasse il più possibile l’utilizzo di vincoli di difficile rimozione, come per esempio quello di una malta a diretto contatto con la ceramica.
Per prima cosa si è scelto il materiale più adatto per il supporto. Si è deciso di adoperare una struttura in nido d’ape di alluminio con pelli in alluminio di 20 mm di spessore, sagomata secondo la forma di una parte di lunetta. Questo materiale associa elevatissima resistenza meccanica a una notevole leggerezza, ed è inoltre adatto per inserire boccole filettate per accogliere delle viti.
La superficie del supporto è stata rivestita con della graniglia silicea incollata con resina epossidica, al fine di favorire l’adesione di una malta, che aveva la funzione di imitare una superficie architettonica. E’ stato applicato uno strato di intonaco molto sottile, in maniera da permettere ancora l’inserimento di  boccole filettate nello spessore del supporto stesso.
Per quanto riguarda il montaggio dei pannelli ceramici sul sostegno, il sistema di ancoraggio degli elementi fittili si è differenziato a seconda della tipologia dell’elemento da fissare.
Lungo tutto il perimetro, gli elementi ceramici sono stati bloccati con ganci in acciaio inox da 4mm, mentre per gli elementi cavi è stato realizzato il calco della cavità. Si sono così ottenute delle sezioni in resina che sono state posizionate all’interno degli elementi in terracotta, poi messe in espansione tra di loro con una vite in ottone e fissate al supporto con delle boccole. Per vincolare gli elementi piani sono stati invece usati dei ganci a T o a Γ costruiti su misura, di varie altezze e dimensioni. I punti di ancoraggio dei perni sono stati scelti all’interno degli spazi lasciati dalle irregolarità delle sezioni ceramiche.
Come ammortizzante tra gli elementi metallici e la superficie ceramica sono stati interposti pezzi di un foglio di silicone.
Infine, stati sostituiti i “piedini” in stucco epossidico con dei perni in acciaio inox, esteticamente più gradevoli. Si tratta di viti con testa rivestita di nylon, che permettono di regolare l’altezza del perno. Le sezioni ceramiche si appoggiano semplicemente su questi elementi.
Tutti questi accorgimenti permettono una facile rimozione del rilievo dal supporto, senza stress meccanico. Il restauro è completamente reversibile e non invasivo dal punto di vista estetico.

L’intervento di restauro è stato iniziato negli anni ’90 dalla ormai scomparsa Marina De Luca, e poi ripreso negli anni 2005-2006.

La progettazione e la realizzazione del supporto  è stata curata dalla ditta Equilibrarte (Antonio Iaccarino Idelson, Carlo Serino).