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Tibiae, Museo degli Strumenti Musicali, Roma

tecniche di esecuzione

L’anima portante dello strumento è costituita da segmenti cilindrici in osso, lavorati al tornio, con una cavità centrale. I segmenti ossei sono incastrati fra di loro con un sistema di “maschio” e “femmina” realizzati sempre a tornitura.
I fori, di dimensioni da 6 a 8 mm di diametro, sono a sezione circolare. Sono realizzati con una lavorazione “undercutting”, cioè un taglio ad imbuto ove il foro esterno è quello più piccolo.
Sulla superficie esterna dei segmenti ossei sono visibili incisioni che probabilmente costituivano zona di attrito per la lamina bronzea di rivestimento. Fra l’osso e la lamina di bronzo si vedono in pochi punti fibre vegetali, a riempimento di spazi fra i due materiali.
Le tibiae erano in origine ricoperte quasi interamente da una doppia lamina in bronzo: solo il bulbo in osso e le ance rimanevano liberi. Il rivestimento metallico è costituito da segmenti cilindrici di varia lunghezza accostati tra di loro tramite giunti in parte saldati. In corrispondenza dei fori ossei sono realizzati fori anche nella lamina metallica.
Sembrerebbe che delle due lamine bronzee quella inferiore doveva essere saldamente legata ai segmenti ossei, mentre parti di quella superiore potevano essere ruotate. Questo accorgimento serviva per chiudere o aprire dei fori, ottenendo quindi tonalità diverse a seconda del brano musicale da eseguire. A testimonianza di questo fatto si possono vedere, in molti punti dello strumento, le lamine bronzee parzialmente spostate che coprono, in parte o del tutto, i fori realizzati nella canna ossea.
All’operazione di ruotare parti della lamina bronzea sono legate con molta probabilità le “chiavi”: si tratta di elementi in bronzo fuso applicati tramite brasatura sulla lamina superiore. Attualmente se ne conserva solo una.  Ad un attento esame visivo sono però leggibili, sulla stessa tibia, tracce della lega saldante di colore bianco in corrispondenza di almeno 4 chiavi, ora perdute.
Estremamente importante dal punto di vista storico è la presenza di un' ancia su una delle tibiae. Non ci sono infatti notizie di altri frammenti di ance romane pervenuti. Si tratta di una sezione di canna dalla lunghezza di circa 5 cm, attribuibile alla tibia B. Una parte della canna è scoperta, mentre il resto è avvolto da un filo metallico a base di rame, arrotolato in più giri. Nell’interfaccia tra canna e filo è inserita della fibra vegetale, verosimilmente stoppa, al fine di migliorare l’adesione tra i due materiali. Purtroppo non si conservano le lamelle dell’ancia.