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Storie di Sant'Orsola. L'arrivo a Colonia, Vittore Carpaccio, Gallerie dell'Accademia, Venezia

stato di conservazione e interventi precedenti

L’opera risulta tensionata  in maniera soddisfacente sull’attuale telaio ligneo e la superficie perfettamente planare. L’adesione tra la tela originale e quelle da rifodero è buona. Gli strati pittorici non presentano difetti di adesione né di coesione. E’ invece  evidente che tutta la superficie dipinta ha subito un’accentuata abrasione di tipo meccanico che fa, quasi ovunque, affiorare le parti più rilevate del filato generando diffuse aree di micro lacune. Le abrasioni più evidenti sono quelle degli incarnati delle figure in primo piano dove restano solamente le parti più in luce evidentemente più resistenti per maggiore presenza di biacca. Nel volto del re manca quasi completamente l’occhio destro e nell’ultimo soldato sulla destra l’abrasione è talmente profonda da aver lasciato in vista solo gli strati preparatori chiari.  Lungo il lato destro appaiono evidenti segni di resecazione probabilmente per la riduzione  della larghezza  dovuti alle numerose variazioni di formato del supporto a seguito degli spostamenti subiti in passato. Sono presenti anche dei segni di vandalismo con alcuni graffi ad andamento obliquo che vanno dal  volto del personaggio in primo piano alla piccola barca in secondo piano. Ciò che compromette maggiormente la leggibilità del dipinto è la forte alterazione della vernice applicata nel 1988 e le reintegrazioni notevolmente alterate soprattutto sul cielo.

Le vicende conservative dell’opera, come quelle dell’intero ciclo, sono tormentate e spesso legate a spostamenti e conseguenti variazioni dimensionali. Nelle notizie pervenuteci raramente si fa riferimento alle singole opere ma già nel 1521 a circa venti anni dall’esecuzione, è testimoniato un intervento sul ciclo e nel 1546 Bernardo Depentor è pagato per aver “reconzato  teleri”. Altro intervento risale al 1623 e nel 1752 Domenico Martini  risulta “haver aggiustato tutti li quadri”. Giuseppe Cortese nel 1752 fodera i dipinti li monta su telai e “li difende con tavole dietro” alludendo probabilmente ad una protezione del verso con tavole lignee, ma il suo intervento è molto criticato. Gaetano Astolfoni e Giuseppe Lorenzi operano invece nel 1828, prima che i dipinti vengano esposti alle Gallerie dell’Accademia.  Alla fine della guerra, Mauro Pelliccioli esegue piccoli interventi di manutenzione sulle opere del ciclo. L’ultimo restauro risale al 1982-84, a cura di Ottorino Nonfarmale. L’intervento su L’arrivo a Colonia è del 1984 ma in merito non esistono resoconti scritti, sappiamo comunque con  sicurezza che i dipinti vennero foderati, montati su telai lignei ad espansione, puliti e reintegrati.