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Il Mitra tauroctono dalla Civita di Tarquinia

presentazione

Gli interventi di restauro sul gruppo scultoreo del Mitra Tauroctono proveniente da uno scavo abusivo nell’area archeologica di Tarquinia hanno avuto luogo da ottobre 2014 a febbraio 2015 e si sono svolti presso la ex caserma La Marmora, sede dei Carabinieri del Reparto Operativo per la tutela del Patrimonio Culturale, che ne hanno operato il sequestro. I lavori si inseriscono all’interno di un accordo fra il Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale e l’ISCR.

L’opera, eseguita in un unico blocco di marmo bianco dalle misure massime di cm.154 (l), cm.90,5 (h), cm.43 (p) è perfettamente aderente all’iconografia classica della rappresentazione del dio Mitra, colto nell’atto di uccidere il toro con la spada, mentre un cane ed un serpente lambiscono la ferita da cui sgorga copioso il sangue e uno scorpione stringe tra le chele i testicoli del toro. Il gruppo appoggia su un basamento dello spessore di cm. 7, ricavato dallo stesso blocco di marmo.

Il gruppo è pervenuto quasi integro, mancano la testa, la mano sinistra, l’avambraccio destro, il piede sinistro e metà del piede destro del Mitra; le zampe del cane; l’orecchio sinistro, la parte terminale delle corna, la coda, parte della zampa anteriore destra e dello zoccolo sinistro del toro e il serpente di cui resta il punto di attacco sul corpo del toro.

Il basamento manca di una piccola porzione nell’angolo anteriore destro dove appoggiano le zampe posteriori del cane.

In momenti successivi al sequestro sono stati rinvenuti il cane ed una parte del braccio sinistro del Mitra; il primo emerso da uno scavo condotto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale nell’area in cui era stato individuato lo scavo clandestino, il secondo consegnato spontaneamente ai Carabinieri da chi ne era illegalmente in possesso. Il braccio, anche se privo della mano, combaciava perfettamente con la superficie di frattura all’altezza della spalla, mentre il cane, mancante di parte delle zampe anteriori e posteriori, aderiva alla statua del toro solo in alcuni esigui punti di contatto. Non è stata rinvenuta invece la parte di basamento della scultura che costituiva l’appoggio delle zampe posteriori del cane, cosa che ne rendeva complessa la ricollocazione nella sua posizione originale.