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Capolavori in restauro all'Ex Carcere del San Michele

Data: 19/09/2016

L'Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro apre le porte dell'ex Carcere Maschile per le Giornate Europee del Patrimonio del 24 e 25 settembre 2016

In mostra la Madonna col Bambino, rilievo in cartapesta di Jacopo Sansovino, e alcuni importanti dipinti in corso di restauro: l’Apoteosi di Sant’Orsola di Vittore Carpaccio dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, la Madonna delle rose, tondo di scuola botticelliana dalla Galleria Palatina di Firenze e le tele del Ciclo della pesca di Umberto Coromaldi.

In questa stessa occasione esposti anche i “i ricami del guerriero”, preziosi reperti archeologici provenienti dalla necropoli di Herdonia e recentemente restaurati a cura dell’Istituto.

Info
apertura:
24 e 25 settembre 2016
orario: visite accompagnate per gruppi di venti persone alle 20.00, 20.30, 21.00, 21.30, 22.00, 22.30
prenotazione: nessuna
ingresso: gratuito

Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro – ex Carcere maschile
via di san Michele 25, 00153 – Roma
tel. 06 67236300

is-cr.promozione@beniculturali.it
https://www.iscr.beniculturali.it

 

Jacopo Tatti detto Sansovino (1486-1570)
Madonna col Bambino
rilievo in cartapesta su tavola, cm 120x102x13
Museo del Cenedese, Vittorio Veneto (TV)

Il rilievo è una delle rare e preziose testimonianze di opere in cartapesta del Cinquecento, la cui caratteristica è la riproducibilità seriale da una stessa matrice. Con la sua finitura monocroma, imita i più nobili esemplari in marmo ed è considerato il prototipo di una serie di Madonne in cartapesta attribuite a Sansovino: è infatti noto come “modello di Vittorio Veneto”. E’ottenuto con la tecnica della matrice a tasselli versando un impasto, ricavato dalla macerazione di stracci e mescolato a colla di origine animale, in una forma creata dal calco di un modello andato perduto.
A distanza di circa 25 anni l’opera è tornata nei laboratori dell’ISCR per una revisione del precedente restauro, a causa della presenza di fessurazioni nel supporto ligneo e distacchi della pellicola pittorica localizzati principalmente nella tavola di fondo. L’intera superficie presentava inoltre un ingiallimento omogeneo e l’alterazione dei ritocchi che ottundevano il modellato e impedivano di apprezzarne la bellezza.
Le nuove indagini hanno permesso di approfondire la conoscenza dei materiali costitutivi e della tecnica esecutiva. Il restauro ha ristabilito l’adesione della pellicola pittorica e restituito al rilievo l’equilibrio dei valori cromatici e volumetrici.

 

Vittore Carpaccio (Venezia 1455/1465 circa – Venezia o Capodistria 1525/1526)
Apoteosi di Sant’Orsola e delle sue compagne, 1491
dipinto su tela, cm. 481 x 335, firmato e datato
Galleria dell’Accademia, Venezia

Il telero, parte di un ciclo di nove e dipinto per secondo nel 1491, era la pala d’altare della Scuola della santa presso la basilica dei Santi Giovanni e Paolo e rappresenta la gloria della principessa bretone Orsola promessa al principe inglese Ereo, uccisa con il suo seguito dagli Unni durante il ritorno dal pellegrinaggio a Roma.
La scena dell’Apoteosi che conclude la storia descritta nella Legenda aurea di Jacopo da Varagine (pur essendo stata eseguita tra le prime perché non tutte le pareti erano sgombre), mostra la santa al centro su una palma, simbolo del martirio subito insieme alle compagne. Un’elegante architettura rinascimentale e uno sfondo con paesaggio veneto completano l’imponente manufatto.
Le storie di Sant’Orsola e gli altri grandi cicli pittorici di Vittore Carpaccio rivestono una notevole importanza nella storia delle tecniche pittoriche. Si collocano infatti nel momento di passaggio dall’uso della tempera su tavola a quello dell’olio su tela, e sono realizzati con una tecnica, molto difficile da analizzare, che vede, a volte, l’impiego sulla stessa opera di colle, uovo e olio.
L’ISCR collabora con le Gallerie dell’Accademia dal 2013 per un progetto di restauro dell’intero ciclo e ha già ultimato l’intervento conservativo del telero con L’arrivo degli ambasciatori a Colonia del 1490.
L’Apoteosi di Sant’Orsola, dipinto scelto per proseguire l’operazione, è arrivato presso l’istituto il 10 agosto 2016 ed è stato montato su telaio il 25 e 26 agosto nel laboratorio allestito presso l’ex Carcere Maschile del San Michele. Il restauro sarà eseguito nell’ambito dell’attività didattica della Scuola di Alta Formazione dell’ISCR.

 

Bottega di Sandro Botticelli (Alessandro Filipepi, Firenze 1445 – 1510)
Madonna col Bambino e quattro angeli (Madonna delle rose)
ultimo decennio del XV secolo
tecnica mista su tavola, diametro cm.113
Galleria Palatina di Palazzo Pitti, Firenze

Il dipinto raffigura Maria adorante il Bambino che le tende le braccia; assistono due angeli che sembrano osservare la muta conversazione amorosa tra madre e figlio mentre altri due sono raffigurati dietro la Vergine; a completare e a fare da quinta alla scena c’è una siepe di rose in parte sbocciate. La simbologia della rosa, usata peraltro più volte da Botticelli, allude qui al perfezionamento dell’anima nel corpo e alla purezza virginale di Maria.
L’opera è stata alternativamente attribuita al maestro o alla sua cerchia ed è stata confrontata con altre opere del pittore fiorentino, ma è sempre rimasta nell’ambito della bottega di cui mantiene l’impostazione compositiva e la grazia delle figure. Secondo gli ultimi studi si tratterebbe di un’opera di bottega a più mani, destinata alla devozione privata.
Il tondo, entrato a far parte delle collezioni medicee al tempo del Granduca Ferdinando II (1631), è arrivato il 1 settembre 2016 grazie ad un accordo con la Galleria degli Uffizi - Galleria Palatina ed è attualmente collocato nel laboratorio allestito presso l’ex carcere maschile del San Michele - Istituto Superiore per il Restauro e la Conservazione. Sarà restaurato dagli allievi del corso di restauro Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile. Manufatti scolpiti in legno. Arredi e strutture lignee. Manufatti in materiali sintetici lavorati, assemblati e/o dipinti, attivo presso la sede di Matera della Scuola di Alta Formazione dell’ISCR.

 

Umberto Coromaldi (Roma 1870 – 1948)
Il ciclo della Pesca, 1911
cinque soggetti, ognuno cm 200x600 ca
olio su tela
Depositi del CREA (Consiglio per le ricerche in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), Roma

Le cinque grandi tele del pittore romano Umberto Coromaldi sono attualmente ricoverate nell’ex Carcere dei Ragazzi per essere sottoposte a operazioni di conservazione e restauro nell’ambito dell’attività didattica per gli allievi restauratori del corso di laurea Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile. Manufatti scolpiti in legno. Arredi e strutture lignee. Manufatti in materiali sintetici lavorati, assemblati e/o dipinti della Scuola di Alta Formazione dell’ISCR e oggetto di tesi.
Alla fase conclusiva è il restauro de La sciabica: il dipinto raffigura un gruppo di uomini intenti alla pesca a strascico dalla riva del mare, secondo una tecnica ormai desueta. L’opera fa parte del grandioso Ciclo della Pesca eseguito da Coromaldi per l’Esposizione Internazionale di Belle Arti organizzata a Roma nel 1911, per il cinquantenario dell’Unità d’Italia. Per l’importante ricorrenza, tra i vari apparati effimeri fu realizzato un edificio nei pressi del Lungotevere nel quartiere Prati, noto come Padiglione della Pesca e ispirato alla Pescheria Nuova di Venezia. Al suo interno la decorazione era affidata alle grandi tele di Coromaldi, artista particolarmente celebrato a Roma, professore di disegno presso l’Accademia di Belle Arti e poi presidente dell’Accademia Nazionale di San Luca (1930-’31).
Gli interventi di restauro su La sciabica e sulle altre tele del ciclo sono eseguiti dal Laboratorio di restauro dei materiali dell’arte contemporanea dell’ISCR, su richiesta e in collaborazione con l’Ente CREA e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Roma. Obiettivo finale del lavoro, finanziato dall’ISCR, è il recupero di un significativo documento storico-artistico, realizzato per un’esposizione internazionale di particolare significato e specificamente legato alla cultura romana di primo Novecento. Si sta ora individuando, d’intesa con l’Ente proprietario e la Soprintendenza competente, un’idonea sede espositiva.

 

I Ricami del Guerriero
Reperti archeologici dalla Tomba 382 della necropoli di Herdonia

Nell’ex Carcere Maschile dell'ISCR saranno esposti, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, anche i frammenti di tessuti decorati appartenenti al corredo di in un nobile guerriero daunio, restaurati nel corso del 2016 a cura dell’ISCR.  I tessuti sono esposti al pubblico in climabox appositamente costruiti per garantire la conservazione ottimale e pannelli illustrativi sulla scoperta e il restauro accompagnano il visitatore alla scoperta di questo rarissimo tesoro.
I "ricami del guerriero" appartengono alla tomba 382, indagata nel 2012 dalla Soprintendenza Archeologia della Puglia insieme ad un'analoga tomba a fossa nella necropoli in contrada Cavallerizza, nell'area dell'abitato daunio a nord est della città romana di Herdonia, vicina al moderno abitato di Ordona (Foggia).  
Il restauro è stato reso possibile grazie al generoso contributo dell'Ufficio Federale della Cultura della Confederazione Svizzera e ai fondi derivanti dai Proventi Gioco Lotto erogato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo