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Discussione Tesi di Laurea SAF Roma A.A. 2022/2023 - Lunedì 19 giugno 2023

Data: 17/06/2023

A conseguire il titolo saranno Martina Massarelli e Giulia Procopio

Lunedì 19 giugno 2023, alle ore 10:00, presso l'Aula Magna "Cesare Brandi" della sede ICR di Roma, due studentesse della SAF raggiungeranno l'ambito traguardo della laurea magistrale in "Conservazione e Restauro dei Beni Culturali", nella sessione estiva dell'anno accademico 2022 - 2023. 

Sono indicati di seguito i nomi delle laureande, il Percorso Formativo Professionalizzante, i nomi dei relatori ed il titolo e l'argomento delle rispettive tesi.
 

Candidate: Martina Massarelli, Giulia Procopio

Settore: PFP1 Materiali lapidei e derivati; superfici decorate dell’architettura.

Relatore coordinatore: Carla Giovannone (coordinatore),
Angelandreina Rorro, Giancarlo Sidoti

Altri relatori: Fabio Aramini, Roberto Ciabattoni, Lucia Conti, Angelo Raffaele Rubino, Ludovica Ruggiero, Claudio Santangelo, Cristina Udina.

Titolo Tesi: Il restauro della “Fede” e della “Verità”: cantiere pilota dei dipinti murali della volta di Santa Marta al Collegio Romano. Studio e produzione del pastello e suo impiego nella reintegrazione pittorica

Argomento:

Il lavoro di tesi ha riguardato lo studio e l’esecuzione d’interventi conservativi sui dipinti murali della Fede e della Verità, due delle dodici Virtù raffigurate sulla volta della chiesa sconsacrata di Santa Marta al Collegio Romano nel 1671 e attribuite dai più alla mano di Paolo Albertoni, artista della scuola di Giovan Battista Gaulli. Il desiderio di intraprendere un’analisi delle pitture murali dell’edificio, fino ad oggi poco indagate, ha condotto alla scelta di operare sulle due allegorie, rappresentative dell’intero ciclo pittorico per la loro qualità esecutiva e per lo stato di fatto. Questa occasione ha offerto la possibilità di avviare un cantiere pilota così da proporre dei protocolli operativi per i successivi restauri da attuare nella chiesa.

Attraverso la preliminare osservazione diretta delle pitture e la campagna diagnostica eseguita è stato possibile ampliare il quadro conoscitivo dei dipinti e acquisire informazioni che sono state costantemente comparate con i trattati storici e i documenti d’archivio. La multidisciplinarietà adottata nel lavoro ha rappresentato un valido indicatore per le operazioni da attuare, specialmente durante la fase di pulitura delle superfici. Quest’ultima, resa difficoltosa dalle numerose finiture a secco che caratterizzano la tecnica pittorica delle opere, ha previsto una metodologia di intervento selettiva e rispettosa, basata su un metodo combinato di mezzi chimici, fisici e dry, che ha permesso di restituire ai dipinti la loro originaria cromia e luminosità.

In sede di intervento, il ritrovamento di alcune tracce originali di pastello sulla superficie della Verità e il suo impiego durante le operazioni di riduzione dell’interferenza visiva di macchie scure sulla Fede hanno suggerito la possibilità di approfondirne lo studio durante la fase sperimentale della tesi. La preliminare analisi delle fonti e la successiva produzione di pastelli hanno permesso di incrementare la conoscenza di questi strumenti dal punto di vista tecnico-artistico e di esaminare le loro caratteristiche grafiche e materiche per una prima verifica della loro idoneità per l’impiego sulle pitture murali. In seguito, la seconda fase della sperimentazione ha avuto lo scopo di testare la validità del pastello artigianale come materiale di reintegrazione di macchie insolubili e lacune e abrasioni della pellicola pittorica su intonaci scuri, confrontandoli con altri prodotti generalmente impiegati per le stesse forme di degrado. La scelta è ricaduta sulla pittura a calce, i colori a vernice Gamblin Conservation Colors® e sui pastelli commerciali della Schmincke e della Rembrandt. I diversi materiali sono stati sottoposti ad un ciclo di invecchiamento artificiale, per studiarne la stabilità, l’adesione, la coesione e la reversibilità, adottando indagini colorimetriche, Scotch tape test e prove di rimozione acquose e dry.
Come ultimo stadio della sperimentazione, per poter impiegare nella reintegrazione pittorica un prodotto materialmente simile al dipinto murale ma al contempo facilmente riconoscibile, è stata testata con ottimi risultati la fabbricazione di pastelli artigianali aggiungendo negli impasti minime quantità di ossido di zinco, che agisce come marker fluorescente visibile ai raggi UV.
Lo studio effettuato ha dimostrato che i pastelli presentano un elevato potenziale come materiale per la reintegrazione non tossico e di facile e rapido utilizzo. L’autoproduzione, inoltre, offre la possibilità di creare degli strumenti dalla forma appuntita, utile per i dettagli, dalle consistenze e dai colori desiderati e, infine, facilmente riconoscibili grazie all’inserimento dell’ossido di zinco.

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