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Madonna dell'Umiltà

Madonna dell’Umiltà
Primo decennio del XV secolo

Maestro del Borgo alla Collina – Scolaio di Giovanni? (attr.)
Tempera a fondo oro su tavola, cm 86x49
Firenze, Gallerie degli Uffizi, deposito della Galleria Palatina

 

Il complesso intervento di restauro dell’opera è stato oggetto di una tesi di laurea del percorso formativo PFP2 della SAF. Prima di dare inizio alla fase operativa, è stato necessario approfondire le problematiche conservative specifiche del degrado delle opere mobili causato dalla vicinanza ad incendi. Lo stato di conservazione del dipinto, infatti, ha fatto supporre che esso fosse stato investito dai fumi di un incendio, poiché l’annerimento superficiale che lo rendeva completamente illeggibile nei suoi valori cromatici, sebbene fosse disomogeneo, era così compatto da non poter essere attribuito alle consuete tipologie di alterazione che si riscontrano nei dipinti su tavola.

La campagna diagnostica è stato in questo caso uno strumento indispensabile poiché i dati scientifici da essa emersi hanno consentito di confermare le ipotesi formulate.

La pulitura, l’operazione più complessa, è stata eseguita dopo aver individuato una metodologia di intervento con l’obiettivo di assottigliare e rimuovere, ove possibile, lo spesso strato annerito, resistente ai mezzi chimici. Pertanto, le varie fasi di tale operazione sono state differenziate in relazione alle zone del dipinto, alla natura e allo spessore dello strato da rimuovere, con un’azione combinata di formulazioni chimiche e di strumentazione laser, quest’ultimo utilizzato soprattutto per la rifinitura degli incarnati e del fondo oro.

A conclusione di questo complesso restauro, un altro problema metodologico ha riguardato la reintegrazione pittorica per ottenere un ulteriore miglioramento della leggibilità dell’opera. Anche se non è lecito cancellare le tracce dei danni subiti, è sembrato importante restituire un equilibrio percettivo all’immagine. La difficoltà operativa consisteva nella necessità di giungere a un risultato equilibrato, nel quale non emergessero zone troppo integrate rispetto ad altre più abrase. In quest’ottica, la reintegrazione ad acquarello è stata innanzitutto un atto critico prima ancora che tecnico.

 L’opera, che appariva completamente offuscata dagli esiti di un incendio, è stata analizzata in via preliminare con EDXRF, che permetteva di individuare, sotto lo spesso strato di colore nero, numerosi punti in cui era ancora presente la doratura e il materiale pittorico originale. In collaborazione on il MOLAB del CNR-ISTM di Perugia si è sperimentata una tecnica di analisi innovativa, l’EDXRF mapping, che ha permesso di costruire una “mappa” non distruttiva di distribuzione degli elementi chimici presenti sul dipinto. La tecnica di analisi ha permesso di orientare le diverse fasi della pulitura, che ha consentito una inattesa lettura del dipinto

Gruppo di lavoro

Daila Radeglia: direttore dei lavori
Chiara Calvario: tesi di diploma SAF ISCR a.a. 2016-2017 e restauro
Fabio Talarico: indagini chimiche
Giulia Galotta: indagini biologiche
Carlo Cacace: rilevamenti microclimatici e climatici 
Jacopo Russo: documentazione grafica 
Fabio Aramini: indagini fisiche
Mauro Torre: correlatore per le indagini fisiche
Angelo Raffaele Rubino: documentazione fotografica
Gloria Tranquilli: relatore per l’intervento di restauro
Francesca Fumelli, Paolo Scarpitti: correlatori per l’intervento di restauro
Costanza Miliani (CNR – ISTM MOLAB, Perugia): indagini scientifiche
Ulderico Santamaria, Laboratori diagnostica per la Conservazione e il restauro Musei Vaticani: indagini scientifiche